Campo Falerno

Da: LUCA MENNA  – “Saggio Istorico  della Città e Diocesi di Carinola”- 

A cura di Adele Marini Ceraldi

Aversa, nella tipografia del ‘Reale Morotrofio’ 1848

La maggior parte del Territorio Carìnolese veniva occupata dal Campo Falerno, molto più da quel Lato del Massico Monte, e dal Campo Stellate da quel lato della Via Appia, e sebbene da tanti Scrittori questo Campo viene diversamente circoscritto, come Plinio, che nel Lib. XV disse: Falernus Ager a Ponte Campano incipit. Come l’Egizio, che chiamò Campo Campano, e Falerno tutta la Campagna dal Savone sino al Volturno, e più oltre sino alla Torre de’ Francolisi. Come il Pratilli Lib. XI, Cap. X, pag. 246, il quale parlando della Via Appia disse, che questo Campo Falerno strettamente fu a sinistra della Via Appia tra il Savone e Monte di Callicola, che sarebbe da Ponte Campano, e per Nocelleto, per S. Andrea del Pizzone, per Francolisi, Sparanisi, e Calvi sino al Tenimento di Pignataro,  presso cui passava la Via Latina; pur tuttavolta,  perché non ci sembrano analoghe tali circoscrizioni diciamo col citato Plinio, che il Campo Falerno nel suo stretto e proprio confine principiava dal Ponte Campano, il quale a senso anche del Pellegrini era situato, conforme oggi ravvisasi, sopra il Fiume Savone nella Via Appia, e si estendeva sino a Nocelleto per l’antica Città di Urbana lungo detto Savone, e caminando direttamente da quel punto verso Ponente sino a Falciano abbracciava non solo quelle Contrade, overa pure l’antica Città di Foro Popilio, ma bensì le colline tutte, e quella parte di Montagna dalla punta in pendio, e per quanto portava l’estenzione del Tenimento dei due Casali di Falciano, e quindi terminava nel citato Ponte Campano. Questo Campo Falerno fu primieramente posseduto dagli Aurunci, poscia da’ Pelasgi, quindi dagli Etruschi Capuani , e finalmente da’ Romani; fu molto lodato di essere fecondo di vini e di biade, ed il vino che produceva era di molta lode, di grande abbondanza, e di carissimo prezzo per la sua lunga durata, come anderemo divisando, aggiungendo qui solamente, che la Tribù Falerina istituita da’ Romani nell’ anno di Roma 435 prese il nome da questo Campo Falerno. Alcuni antichi Scrittori opinano, che il Falerno fu un Monte e non già Campo, tra’ quali disse Marziale nell’ Epigramma 46, Lib. 12.: Nec in Falerno Monte major Autumnus; e lo stesso confermò Servio : Falernus Mons est Campaniae, in quo optima vina nascuntur. Livio però, Polibio, Plinio II, ed altri dissero, che fu Campo e non Monte, e si servirono del Vocabolo latino Ager. Vibio pur disse, che il Monte, qual’ era nel Falerno fu per suo special nome chiamato Massico, Massicus Campaniae in Falerno. Dunque questo nostro Monte detto Massico non può negarsi ch’era, e faceva parte del Campo Falerno, e che le viti piantate sì nel Campo, che nel Monte, il quale propriamente sovrasta le Contrade de’ due Casali di Falciano sino alla sommità del medesimo davano ottimi vini, e furono chiamati Falerni Massici , per cui Filargiro saggiamente ci espose, che il Falerno ed il Massico erano pur doppj nomi, ma: di un sol Monte, e le sue parole sono: Vinum, e Montibus Falernis, qui Massici dicuntur, e così tanti altri.

Leggiamo presso Appiano Alessandrino Lib. 1, delle Guerre Civili de’ Romani, pag. 26, che in questo Monte, e Campo Falerno a’ tempi della Legge Agraria i Marsi con altri Popoli collegati per rivindicare i loro dritti, dopo un combattimento sanguinoso misero in fuga Mario, Silla, e Pompeo spediti dal Senato Romano , e diedero loro la caccia sino a’ Fermo Città della Marca d’Ancona. Scrisse Polibio appresso il suo Interpetre Lib. III, che Annibale Cartaginese partendo da Capua si portò nel Falerno Campo, ove sostenne varie battaglie contro Fabio Massimo, e l’Autore degli Uomini illustri nel Lib. 22, disse che Annibale discendendo pel Monte Callicola pervenne nel Campo Caleno, e poscia nello ‘ Stellate, e saccheggiò tre Campi, cioè il Campano , il Caleno, ed il Falerno; e quindi diede alle fiamme quanto ne’ cennati Campi esisteva. Fabio però, scrisse lo stesso Autore, arrestò Annibale nel Campo Falerno, e che poi era via fuggito, e pose |’ accampamento presso il Volturno, e quindi si portò nel Sidicino Campo, che attirava l’ ammirazione; restò totalmente distrutto dagl’incendj , e perciò il Pellegrini parlando della Campagna nel Discorso Il, pag. 439, scrisse che Fabio dimorando col suo Esercito nelle vette del Monte Massico aveva sotto gli occhi gl’incendj del Falerno Campo. Non possiamo però non dire, che questo Campo Falerno tanto nella pianura, che nella Montagna copiosissima dava la raccolta , oltre delle derrate, de’ legumi e delle frutta di ogni specie, e tra le altre delle pere, chiamate Pere Falerne, ch’ erano di più copioso succo delle altre, e Plinio le annoverò nel secondo luogo tra le migliori, poichè di loro egli così scrisse nel Cap. 15, Lib. 15. — Cunctis crustumina proxima iis Falerna, a potu quoniam tanta vis succi abundat. Nel Lib. 1, Cap, VIII, scrisse Varrone parlando dell’Agricoltura che le viti negli arbusti in questo Campo venivano sostenute dagli Olmi, e di questi solamente al parer del Pellegrini Disc. III, pag. 32, si faceva uso nel Campo Falerno copiosissimo di celebratissimi vini; e Plinio insegnando il modo di piantar questi Olmi idonei a sostener le viti; nel Lib. 17, Cap. 2, disse: Suleo, qui novenarius dicitur , altitudine pedum trium, pari latitudine , et eo amplius circa potîtos pedes terni undique e solido adaggerantur.

Presso Ambrogio Calepini si legge: Falernus Ager, et Mons Campaniae inter Calenum et Sinvessam, ex quibus Ager frumenti ferax est, Mons qui ex Massimo junctus, Vini generosissimi, Fulernum Vinum generosissimum a Falerno Monte Campaniae.

Qualsia l’etimologia del vocabolo Falerno, nulla sì conosce , possiam dire solamente , che il Possessore di questo Campo si chiamava Falerno , e li diede un tal nome; di questo sentimento è Sillo Lib. VII, e di fatti il vocabolo Falernus è nome di uomo, e lo vediamo in uso presso il Gori in una sua Iscrizione così: Falernus Euclito fratri suo. Quindi descrivendo lo stesse Sillo questo Campo Falerno, oltre ché disse coll’autorità anche di Orazio, esser fecondo di ottimi vini, soggiunse altresì, che si arava, e che sempre dava fertile raccolta, e parlando lo stesso di Annibale loc. citato, disse: Hic vero intravit, postquam uberis arva Falerni Dives ea, et nunquam Tellus mentita Colono….Verso questo Campo un miglio di qua dal Ponte Campano fu quella Villetta, il di cui nome s’ignora, ove Orazio pernottò , “il quale raccontando un suo viaggio, e giunto a Sinvessa disse nella Satira V, Lib. I. Proxima Campano Ponti, quae Villula tectumpraebuit… Sicché a ben considerare i siti di que’ luoghi possiam dire, che la stessa era la via, che da Foro Popilio menava pel Campo Falerno in questa Villetta. La celebrata fecondità del Falerno, di vino e di biade, dice il Pellegrini Disc. 2, che altrettanta ben conviene al Campo generalmente, al quale non manca la stessa natura, sol mancandoli la copia degli Agricoltori, e perciò conviene questo Campo acconcio ancor generalmente molto più a’ pascoli, che alla coltura. Parlando il Calepini di questo Campo conchiude così: Falernus Ager, teste Plinio. Lib. 14, Cap. 5. Campaniae tractus est, quia a Ponte Campano incipiebat loeva petentibus Urbanam Coloniam Syllaniam: Vitiferos habet colles generalissimo Vino nobiles, quod a Regionis nomine,etiam Falernum est appellatum; e quindi passiamo a far parola di questo vino Falerno.