Convento di San Francesco

Raggiungibile sia dalla frazione di Casanova, con una strada carrabile, che dal capoluogo di Carinola, tramite un sentiero campestre che attraversa un ruscello, è adagiato sulla prima balza di una collina che domina tutta la vasta pianura di Carinola. Si ritiene che esso sia stato fondato nel XIII secolo dai seguaci del Santo, o addirittura da egli stesso che secondo la tradizione vi dimorò per sette anni.

Il convento è stato costantemente abitato dalla Comunità Francescana fino al 1813, anno in cui Gioacchino Murat dette ordine di rendere esecutiva la legge sulla soppressione delle corporazioni religiose emanata da Napoleone Bonaparte nel 1810. Così, mentre la chiesa, sebbene spogliata, rimase aperta alla devozione del popolo, il convento venne abbandonato una prima volta. Quindi, andò gradualmente in rovina fino al 1838, data in cui Sua Maestà Ferdinando II, pressato dalle richieste del Popolo Carinolese, ne decretò la riapertura. Poi nel 1866, in seguito alla soppressione decretata dal Governo Italiano con una legge del 1861, fu nuovamente abbandonato e ritornò lentamente a degradare fino al 1948, anno in cui venne definitivamente riaperto e ripopolato dalla Comunità dei Frati Minori, i quali tuttora detengono l’esercizio del culto.

Nelle sue travagliate vicende il complesso monumentale ha subito diversi interventi di ristrutturazione e di restauro. Vanno menzionati: quelli avvenuti verso la metà del XV secolo, riguardanti il chiostro; quelli databili intorno alla metà del Cinquecento con l’aumento di numerose fabbriche, ad opera del Principe di Stigliano; quelli del 1838, con l’aiuto del Popolo Carinolese; ed infine quelli iniziati dopo il secondo conflitto mondiale, grazie all’interessamento di varie personalità dell’epoca e soprattutto all’opera ininterrotta ed infaticabile di Padre Cristoforo Bovenzi nei suoi diciotto anni di permanenza, e che ai nostri giorni si sono quasi conclusi con la riattazione delle dimore dei frati da parte di Padre Giovanni Siciliano. 

Il complesso monumentale è formato da una chiesa e da un convento e pertanto si articola secondo un ordine

Urbanistico – architettonico caratteristico delle comunità monastiche. Il cuore è rappresentato dal chiostro da cui si irradiano sia gli ambienti di culto che quelli quotidiani. Esso, che si sviluppa su pianta pressoché quadrata, è caratterizzato su ogni lato da cinque archi a sesto acuto in tufo pipernoide grigio, poggianti su corti pilastri, in parte polistili culminanti con capitelli floreali ed in parte quadrangolari smussati; il tutto sorretto da un basamento contraffortato che funge anche da perimetrazione al giardino.

La serie continua degli archi scandisce il percorso del portico, coperto con volte a crociera, e quello del sovrastante terrazzo, a cui si accede dagli ambienti del dormitorio del piano superiore. Al piano terra il chiostro confina per un lato con lo spazio esterno di accesso all’intera costruzione, per altri due con gli antichi ambienti della cucina e del refettorio e per il quarto con la chiesa, a cui si accede attraverso la sacrestia, coperta con volta a crociera ed aperta con un arco a tutto sesto verso il presbiterio. Un tempo la muratura del chiostro, come pure quella degli altri ambienti, era tutta affrescata; oggi, purtroppo, gli affreschi rimasti sono solo in alcune lunette del portico (sec. XIV) e nel refettorio (sec. XV). La chiesa ha disposizione planimetrica longitudinale a due navate. La navata maggiore ha una notevole elevazione e la copertura costituita da due falde inclinate sorrette da capriate in legno a vista. Le pareti interne sono scandite da due ordini di aperture foderate, come in tutta la costruzione, di pietra grigia: in alto sei finestre ogivali strombate (tre per parte) non in asse con gli archi sottostanti; in basso, a destra tre archi ogivali ciechi mentre a sinistra quattro arconi a tutto sesto aperti verso la navata laterale. Nella parte terminale è sopraelevata e presenta quattro edicole (due per parte) ed un arco trionfale a sesto acuto poggiante su un altro piano rialzato, che funge da mediazione con l’abside rettangolare, illuminata da un’ampia finestra strombata e coperta con volta ogivale. La navata laterale, un poco sopraelevata rispetto a quella maggiore, ha anch’essa andamento longitudinale ma con sette cappelle lungo la muratura perimetrale, ognuna con due piccole feritoie strombate (alcune cieche) e, quindi, altrettante campate coperte con volte a crociera. La navata si conclude con un arco a tutto sesto poggiante su un piano rialzato ed aperto verso una piccola abside quadrangolare, illuminata da due feritoie strombate e coperta con una volta a botte lunettata.

All’esterno il sagrato è costituito da un’ampia gradinata che raccorda lo spazio antistante il complesso conventuale con le tre aperture di accesso al chiostro, alla navata maggiore ed a quella laterale. La facciata, che risulta rimaneggiata nel disegno delle bucature, simula una struttura fortificata limitata da due finte torri in piperno e ha sulla destra una propaggine contraffortata, conclusa con un elemento a torre in corrispondenza degli ambienti destinati a residenza dei frati.

In ultimo, bisogna rilevare che dalla parte del giardino, lungo la parete un tempo esterna, è scavata in un banco di roccia la grotta in cui si volle dimorò il Santo, oggi incorporata in una cappella costruita dopo il 1966, anche con elementi architettonici provenienti da altre antiche fabbriche.